Fama e celebrità, il riscatto dell’insoddisfazione

Fotografia di Fabio Miglio

di Claretta Caroppo (www.digi.to.it)

Lost in translation è un film del 2003 di Sofia Coppola con Scarlett Johansson e Bill Murray, che si conoscono per caso in Giappone; il titolo si riferisce a quei modi di dire specifici di una lingua e che perdono significato nella traduzione. 

Lost in transition, il ciclo di incontri curati dalla filosofa Simona Forti per Biennale Democrazia 2015, concerne, invece, tutto ciò che “si perde” in un passaggio (sociale, generazionale, temporale in generale). Ieri il primo appuntamento, all’Aula Magna della Cavallerizza Reale, che ha visto protagonista il filosofo Remo Bodei, docente a Los Angeles e precedentemente alla Normale di Pisa, in merito a una riflessione su fama e celebrità.

Parole che cambiano

Simona Forti introduce Bodei evidenziando come la filosofia debba ricavare spazio per la percezione del cambiamento e porsi interrogativi sullo status della contemporaneità. In questo senso – e da qui la scelta del titolo per il ciclo di incontri – è necessario che le parole che abbiamo ereditato dal passato e dalla classicità vengano modificate e ricontestualizzate perché possano raccontare il mondo che ci circonda. Per tale ragione, continua Simona Forti, “il vero gesto anticonvenzionale della filosofia consiste nel riscrivere e risignificare termini che un tempo rimandavano a grandi valori, ma che oggi ci suonano desueti”. 

Sono parole che rivelano ancora “un duplice conformismo” e vengono utilizzate nel ricordo di un passato glorioso e declinate per tentare di guarire i vizi dell’età contemporanea. Parole come fedeltà, rettitudine, fama. 

Fama

Remo Bodei apre il suo discorso con un’analisi sulla democrazia contemporanea, citando Bobbio in merito a quelle “promesse mancate della democrazia” per cui tale sistema di governo, pur avendo messo l’uno accanto all’altro individui liberi, ha creato al contempo distanza e incomunicabilità, al punto che tali individui ricercano nuove forme di socialità che rispondano al loro bisogno di esserci, di dire la propria, di rivendicare la propria esistenza. 

Mentre in passato i modelli erano pochi e durevoli (santi, eroi, sovrani) e una vita gloriosa rappresentava l’unica possibilità per l’individuo di sopravvivere alla morte nella memoria degli altri, di vivere eternamente nel ricordo, nell’età contemporanea qualcosa si è sbiadito fino a un décalage: il passaggio si è sviluppato dalla gloria alla fama e dalla fama alla celebrità. Quest’ultima, ambita talvolta in modo equivoco o oscuro, trova la sua caratterizzazione maggiore nel fatto di appartenere a individui senza particolari doti sociali o altre abilità specifiche, a coloro che Bodei definisce “eroi del tempo libero”: sportivi o star dello show business, personaggi prima che persone.

L’illusione della partecipazione

Nel mondo contemporaneo, prosegue Bodei, “sono cadute le pareti domestiche e la casa non è più un luogo sacro, ma tutto passa all’interno, attraverso la televisione e Internet soprattutto, e viene addomesticato”. L’illusione della partecipazione alla vita pubblica, politica, sociale attraverso il televoto, i commenti sui social network, il contagio emotivo per una disgrazia capitata a un personaggio famoso, nasce da una frustrazione. 

Bodei nota come la causa primaria della spasmodica ricerca della celebrità, di comparire, nasca infatti da «un deficit di elaborazione della cittadinanza», per cui si avverte la necessità di riscattare la propria insoddisfazione come cittadini e il proprio senso di solitudine nella società democratica attraverso forme di partecipazione e socialità da rotocalco. Si tratta quindi, di “una non consapevole, e implicitamente lodevole, necessità di elevazione da parte di individui liberi”, ma che si confrontano politicamente e socialmente con modelli che non sanno rispondere alle loro aspettative. 

In questo senso inseguire la celebrità, conclude Bodei, “appare come un surrogato della partecipazione alla vita politica” e dobbiamo porre a noi stessi la questione se e quanto possiamo accontentarci di una democrazia in cui, in parte, l’uomo non partecipa e vive di luce riflessa. 

PRENOTAZIONI UNIVERSITARIE
L'Università di Torino, in collaborazione con Biennale Democrazia, ha stipulato un accordo per consentire la partecipazione alla quarta edizione, istituendo per gli studenti dei propri corsi di studio dei percorsi riservati.
IL TEMA 2015
Il tema della quarta edizione di Biennale Democrazia – che si svolgerà a Torino dal 25 al 29 marzo 2015 - é Passaggi. Passaggi che possono fungere da collegamento fra due luoghi separati da un confine, un muro o una barriera - fisica, mentale o virtuale - ma che possono anche designare delle svolte, delle soglie al di là delle quali il mondo e la percezione che ne abbiamo muta, come accade per le fasi della vita degli individui o per le epoche storiche.
GIOVANI E SCUOLE
Anche quest'anno, Biennale Democrazia offre agli studenti del triennio delle scuole superiori la possibilità di partecipare agli incontri della manifestazione. E' possibile fare richiesta di prenotazione dal 9 marzo alle ore 12 del 16 marzo, inviando una mail al seguente indirizzo scuole.bd@comune.torino.it, indicando: il titolo degli incontri desiderati, la classe, l'istituto, i recapiti telefonici e e-mail dell'insegnante, totale dei partecipanti.
ARCHIVIO MULTIMEDIALE
Oltre 200 ore di grandi lezioni, dialoghi, letture di classici e dibattiti che hanno avuto luogo nelle scorse edizioni di Biennale Democrazia sono adesso disponibili online.