Il mondo in casa. L’Europa e la sfida dell’immigrazione
di Gianluca Palma (Master in giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino)
“Cercavamo braccia, sono arrivati uomini”. Ha esordito così, richiamando il titolo di un celebre libro di Max Frisch, Marco Impagliazzo, durante l’incontro dal titolo “Il mondo in casa. L’Europa e la sfida dell’immigrazione”, tenutosi ieri sera presso la Sala Intesa Sanpaolo, al quale hanno preso parte anche Mattia Toaldo, collaboratore della rivista Limes, e Paolo Naso, docente di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma.
Professore di Storia contemporanea all’Università per Stranieri di Perugia e rappresentante della Comunità di Sant’Egidio, Impagliazzo ha spiegato come in Italia ci sia un “non-modello” di integrazione degli stranieri. “L’immigrazione un tempo non era un problema per il nostro Paese, lo è diventato per l’incapacità dei governi di legiferare efficacemente sul tema”. “L’integrazione – ha proseguito – è avvenuta spontaneamente, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle famiglie. Basti pensare a quanti aiutanti domestici stranieri siano ormai parte integrante delle case degli italiani. Ma non solo, gli immigrati costituiscono un decimo della nostra forza lavoro, generano pil, sostengono le pensioni, sono consumatori, si fanno imprenditori. Sono un bene per l’intera economia. L’Italia ha bisogno dei migranti, tanto quanto loro hanno bisogno di noi”.
Naso, intervenuto anche in veste di rappresentante della federazione delle Chiese evangeliche d’Italia, ha sottolineato due aspetti importanti del fenomeno migratorio. “Le ultime ondate sono diverse da quelle precedenti. I migranti che si avventurano in viaggi della speranza, rischiando la vita mentre attraversano il Mediterraneo sui barconi, non vogliono fermarsi in Italia ma proseguire verso il nord Europa”. “Inoltre – ha aggiunto – se ne stanno andando gli ‘skill workers’, gli immigrati più qualificati e questo è un male per il nostro Paese. Ciò nonostante – ha ribadito – c’è ancora chi cavalca l’onda della xenofobia facendone tema di attualità politica”.
Tra le tante falle della legislazione italiana in materia di flussi migratori, i relatori hanno ricordato come sia arretrata la legge 91 del 1992 sulla cittadinanza, “per superare le polemiche su ‘ius soli’ e ‘ius sanguinis’ si dovrebbe prevedere almeno lo ‘ius culturae’, cioè dare la cittadinanza a tutti quei ragazzi stranieri che hanno frequentato un ciclo di istruzione nel nostro Paese”.
Toaldo, che lavora a Londra presso lo European Council for Foreign Relations (“anch’io sono un immigrato”, ha evidenziato), ha tracciato il quadro dei flussi migratori in Libia, “paese di immigrazione, non solo di emigrazione. Ci sono tanti siriani, filippini, nigeriani che si recano li nonostante ci sia una guerra in corso”.