Finalmente il finimondo: un passaggio di sola andata

Finalmente il finimondodi Sabrina Colandrea (Master in giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino)

Il sorriso dissacrante di “Finalmente il finimondo. Un passaggio di sola andata”, in scena ieri al teatro Regio, alla fine ha travolto tutti. La catastrofe, l’apocalisse, il disastro, la nemesi e l’estinzione: a tu per tu con le paure ancestrali dell’uomo, nel confronto condotto da Federico Taddia e il filosofo della Scienza Telmo Pievani, intervallato dai siparietti musicali della Banda Osiris, sorprende vedere con quale naturalezza la logica dell’istinto umano più resistente, quello alla sopravvivenza, lascia spazio alle incontrollabili risate del pubblico.

“Nella nostra civiltà, come in qualsiasi altra cultura, passata o presente, la fine del mondo è un tema ricorrente”, dice Pievani. “L’hanno prevista i popoli antichi, la Bibbia, i pensatori di tutte le epoche, giustificando l’errore davanti alla propria comunità con un ravvedimento inaspettato degli dei”.

“Così è successo ai Maya. Il vero motivo per cui hanno rinviato la fine del mondo è che Bruno Vespa non aveva ancora finito il plastico della Terra”: l’intervento di Taddia è il preludio all’ingresso sulla scena della Banda Osiris, che, con la versatilità dei suoi fiati e le scenette da cabaret, porterà ogni volta una ventata di freschezza al discorso.

“Romanzi e film di fantascienza hanno provato a raccontare delle catastrofi naturali chiamando in causa eroi e finali mozzafiato, in cui l’ordine delle cose si ristabilisce”, riprende Pievani. In questo genere di produzioni, non può mai mancare la fuga in automobile. I quattro musicisti allestiscono su richiesta allora un “trailer” improvvisato, in cui recitano la parte dei protagonisti alla guida di uno sgangherato mezzo di trasporto fatto di strumenti musicali.

Il mondo non ha mai smesso di finire

“Non saremmo qui se il mondo degli altri non fosse finito”, prosegue il filosofo. “Ogni volta che finisce un mondo ne nasce un altro. Il dominio dei mammiferi termina con lo schianto di un gigantesco meteorite e la lunga notte del Cretaceo a cui non sopravvivono i dinosauri. Chi sopravviverà alla nostra notte? La nuova minaccia per la Terra e le sue specie viventi non è un asteroide, ma l’uomo”. Nella sesta estinzione di massa, per la prima volta, la perdita della biodiversità sarà causata da una sola specie.

Per stare bene abbiamo bisogno di stare male

Pensare di trovarsi alla fine di un processo, pensare di non essere dispersi nel flusso indistinto della Storia è il motivo per cui ogni civiltà umana ha pensato di dover fare i conti con la fine della propria esistenza. “Immaginarsi al termine di un fenomeno equivale a ritagliarsi una prospettiva esclusiva. La fine del mondo ha perciò, paradossalmente, una valenza rassicurante. Il terremoto di Lisbona del 1755, in cui morirono decine di migliaia di persone, costituì in questo senso uno sconvolgimento per illuministi come Rousseau e Voltaire”.

La Banda Osiris riacquista il centro della scena giocando sull’equivoco basato sul nome dei due filosofi, “Voltare”, “Russare”. Dall’iniziale botta e risposta con Pievani, nasce un brano incentrato sullo stesso meccanismo distorsivo che fa il verso ad altri illustri pensatori.

“Giustizia distributiva e ridistribuitiva, questo il significato originario del termine ‘nemesi’”. Protagonista di un aneddoto sul fisico Enrico Fermi che, durante un incontro tra scienziati, osservò che, su miliardi di galassie presenti nell’Universo, dovevano esistere almeno un centinaio di pianeti con forme di vita più sviluppate. Alla sua domanda ‘perché non sono entrati in contatto con noi?’. La risposta, che non seppero dare gli altri, la diede lui: ‘Perché quelli che avrebbero potuto farlo sono già estinti’. “Un alieno tanto evoluto da riuscire a mettersi in contatto con noi, per Fermi, era sicuramente un alieno estinto. Questo perché l’eccessivo sviluppo di un sistema lo porta all’implosione”.

“Stai sereno. Se Renzi ti si avvicina e ti dice così è segno che la fine del mondo è imminente”, stuzzica il pubblico Taddei. Che poi rincara: “E se la fine del mondo fosse domani? Ci saremmo liberati della nuova riforma della Rai”.

“Siamo programmati per estinguerci secondo Darwin. L’estinzione è l’altro lato dell’evoluzione perché genera spazio e, in generale, le condizioni per lo sviluppo di nuove forme di vita. Così, se all’epoca dei dinosauri, i mammiferi più grandi erano dei roditori e nessuno avrebbe scommesso su di loro, la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti e ai rovesci della vita ha orientato la linea evolutiva verso un’altra direzione”.

“Se ora siamo in quattro a ballare l’Alli Galli…”. L’immancabile ritorno del quartetto comico trae spunto dalla riflessione del filosofo per simulare la progressiva estinzione delle specie.

Lo spettacolo si chiude cercando di trovare un senso al ripetersi ciclico della fine del mondo, del suo senso più profondo. Che cos’è l’Apocalisse davvero? È il luogo dove si rivela il senso della Storia, dove tutto finisce per poi ritornare a esistere sotto una diversa forma.

 

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L'Università di Torino, in collaborazione con Biennale Democrazia, ha stipulato un accordo per consentire la partecipazione alla quarta edizione, istituendo per gli studenti dei propri corsi di studio dei percorsi riservati.
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Il tema della quarta edizione di Biennale Democrazia – che si svolgerà a Torino dal 25 al 29 marzo 2015 - é Passaggi. Passaggi che possono fungere da collegamento fra due luoghi separati da un confine, un muro o una barriera - fisica, mentale o virtuale - ma che possono anche designare delle svolte, delle soglie al di là delle quali il mondo e la percezione che ne abbiamo muta, come accade per le fasi della vita degli individui o per le epoche storiche.
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