La BCE e la democrazia

di Maria Teresa Giannini (Master in giornalismo “Giorgio Bocca” Torino)

Se l’Eurozona fosse una giostra medievale, quello fra democrazia e governance economica sarebbe il duello del secolo. Il tema è complesso e molto tecnico, ma Eugenio Barcellona non si lascia scoraggiare: da professore universitario, è abituato a catturare l’interesse dei presenti e, terminata l’introduzione dell’Avvocato Emiliana Olivieri, racconta un aneddoto. “Per capire quanto sia sottovalutata l’importanza della democrazia, pensiamo a ciò che narra Erodoto nelle Storie: Quando le poleis greche osarono arginare l’avanzata persiana, l’imperatore Ciro mandò emissari a studiare la loro organizzazione politica, ma gli uomini tornarono al suo cospetto rassicurandolo: “Queste città non costituiscono alcun pericolo, Maestà: immagini che al loro centro hanno uno spazio vuoto in cui ogni giorno si riunisce gente che chiacchiera!”. Nel Novecento la ripresa della vita democratica nei singoli Stati europei, seppur con tutte le imperfezioni ancora da smussare, si era avuta già all’indomani della II Guerra Mondiale, ma solo negli anni ’80-’90 quella che era la Comunità Europea porrà le basi per il futuro conio. Il crollo del Muro di Berlino, che da un lato ha significato la fine del tutoraggio internazionale della Germania, dall’altro ci ha consegnato la globalizzazione dell’economia sotto un unico modello e una nuova questione tedesca. Barcellona ricorda quindi lo “step up” finanziario e produttivo che ha ispirato i teorici del Trattato di Maastricht, firmato il 7 Febbraio 1992. “La moneta unica è nata politicamente orfana, in quanto non esisteva ancora un super-stato europeo – sostiene l’avvocato – anche la BCE, quindi, è nata mutilata nelle sue funzioni, in particolare quella di prestatore di ultima istanza, diversamente dalla Banca Centrale degli Stati Uniti, la Federal Reserve (Fed).”. Queste differenze hanno alle spalle ragioni storiche e strategiche. Erano gli anni del massimo splendore per il neo conservatorismo. La Guerra del Vietnam stava capovolgendo molti equilibri. Nixon ruppe il rapporto fra dollaro e oro (il “privilege exorbitant” secondo i francesi), riuscendo quindi a equiparare il valore fiscale a quello di garanzia commerciale della moneta americana e ottenendo inoltre bassissimi tassi d’interesse: un’idea diametralmente opposta a quella che sottendeva gli accordi di Bretton Woods del ‘44, che stabilivano cambi fissi, prezzi mediati da agenzie politiche e controllo dei capitali. Si chiudeva l’epoca in cui le banche centrali erano le supreme regolatrici del mercato e cominciava una in cui, da strumento per l’allocazione privata di beni pubblici, il mercato sarebbe diventato esso stesso bene pubblico per i privati. Ecco che l’Homo Oeconomicus diventa Homo Impoliticus e il nuovo tipo di “mercato” contempla solo la felicità atomistica. A ciò corrisponde una banca centrale svuotata dei suoi poteri, cui spetta solo stabilizzare i prezzi e garantire la piena occupazione. “Quando i tedeschi pongono il divieto assoluto di aumentare la spesa pubblica, per dirla con le parole di Thomas Piketty, ipotecano il dibattito democratico” afferma severo Barcellona, riferendosi al dettato degli articoli 124-125-127 del TFUE, nonché ai fatidici parametri insormontabili del 3% di debito e del 60% nel rapporto deficit/pil. L’operazione di quantitative easing (emissione di liquidità), che secondo alcuni critici infonderebbe pessimismo nei mercati per l’abbassamento dei tassi d’interesse, secondo Barcellona è invece un primo passo per l’esercizio effettivo di una timida solidarietà monetaria. A dimostrarlo sarebbe la mutualizzazione del debito: i singoli paesi metteranno in comune il 20% del proprio debito attraverso l’emissione di titoli di Stato acquistati dalla BCE, che in questo modo genererà una nuova iniezione di denaro da reimmettere nel circuito economico. Tutto questo però resta una goccia nell’oceano. Nell’Eurozona non esiste ancora una fiscalità comune e, ciò che più indigna, c’è una campagna di governi e organi di stampa contro la spesa pubblica, associata in toto agli sperperi di denaro e che invece è uno strumento di civiltà e democrazia, che ha permesso all’Occidente di diventare ciò che è oggi. Sembra un po’ utopistico ma “Lì dove massimo è il pericolo, c’è anche la salvezza”. “Viviamo una fase di sconfitte ma, paradossalmente, di speranze, in cui la politica monetaria di draghi somiglia ad un tentativo donchisciottesco di salvare l’Euro. – è la prospettiva di Pierluigi Ciocca, a lungo vicedirettore generale della Banca d’Italia – L’idea di una moneta senza uno Stato preesistente, secondo Guido Carli, avrebbe avvicinato gli europei, portandoli a sentire la necessità di realizzare in fretta un macro Stato”. L’ex banchiere ricorda l’eccessiva deregulation bancaria effettuata dai labouristi inglesi: negli anni del governo Blair, infatti, la Gran Bretagna tolse alla Royal Bank of Scotland la vigilanza sulla politica monetaria della regione, salvo poi restituirla dopo pochi anni. In merito alla spesa pubblica, Ciocca non nasconde alcune perplessità “vengo dall’Aquila, e la mia era una splendida città medievale che ha certamente bisogno di investimenti pubblici per risorgere, ma in generale occorre spenderli in modo giusto, come diceva il fautore del New Deal, John Keynes”.

PRENOTAZIONI UNIVERSITARIE
L'Università di Torino, in collaborazione con Biennale Democrazia, ha stipulato un accordo per consentire la partecipazione alla quarta edizione, istituendo per gli studenti dei propri corsi di studio dei percorsi riservati.
IL TEMA 2015
Il tema della quarta edizione di Biennale Democrazia – che si svolgerà a Torino dal 25 al 29 marzo 2015 - é Passaggi. Passaggi che possono fungere da collegamento fra due luoghi separati da un confine, un muro o una barriera - fisica, mentale o virtuale - ma che possono anche designare delle svolte, delle soglie al di là delle quali il mondo e la percezione che ne abbiamo muta, come accade per le fasi della vita degli individui o per le epoche storiche.
GIOVANI E SCUOLE
Anche quest'anno, Biennale Democrazia offre agli studenti del triennio delle scuole superiori la possibilità di partecipare agli incontri della manifestazione. E' possibile fare richiesta di prenotazione dal 9 marzo alle ore 12 del 16 marzo, inviando una mail al seguente indirizzo scuole.bd@comune.torino.it, indicando: il titolo degli incontri desiderati, la classe, l'istituto, i recapiti telefonici e e-mail dell'insegnante, totale dei partecipanti.
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