Saskia Sassen e la ridefinizione delle categorie socio-economiche
di Maria Teresa Giannini (Master in giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino)
Rompere gli schemi, con sana lucidità accademica, ma comunque romperli. Queste le parole d’ordine di Saskia Sassen , impegnata a rivisitare alcune categorie della realtà che gli economisti hanno appiattito a dispetto della loro continuo trasformarsi. Docente della Columbia University e co-direttrice del Comitato sul Pensiero Globale, Saskia Sassen è titolare della prestigiosa cattedra che fu di Robert Lynd, studioso della globalizzazione: “The mobility of labour and Capital”, “The global city”, “Territory, Authority, Rights”, sono un inno all’intreccio delle scienze sociali.
In contemporanea all’uscita del suo nuovo libro, “Expulsions”, la sociologa olandese è stata ospite di Biennale Democrazia presso la Sala della Cavallerizza Reale, dove ha inquadrato a suo modo i concetti di crisi ed emarginazione, in un mondo dai confini labili.
“Se escludiamo banche o imprese, scopriamo che l’idea di crisi è in realtà perfettamente contemplata nella finanza. In quell’ambito i sistemi nazionali non rappresentano affatto una frontiera e i modelli che abbiamo utilizzato fino ad oggi non funzionano”.
Su un Prodotto Interno Lordo stimabile intorno ai 54 trilioni di dollari nel 2008 (una cifra esorbitante, tenendo anche conto che solo nel 2001 si aggirava sui 919 miliardi), il volume di denaro mosso dalla finanza ammontava a 62,2 trilioni di dollari.
“Siamo davanti alla dimostrazione che non c’è PIL che tenga: qualsiasi esso sia, l’attività finanziaria lo supererà. – spiega la professoressa –. Si tratta di un innegabile miracolo umano, una forma dcreatività in un certo senso, che si traduce però sempre di più in una capacità negativa, poiché questa enorme massa di denaro distorce realtà fisiche, urbane e sociali”.
Con dovizia di dati e grafici, Saskia Sassen illustra i danni provocati dalla bolla dei subprime, i prodotti finanziari derivati dalla scomposizione di mutui: 13 milioni di senza tetto e un calo dal 70% al 30% del totale di proprietari di casa. “Chi ha sottoscritto quei mutui è stato tratto in inganno dalle condizioni vantaggiose propostegli, ammettiamolo, da abili venditori. Le banche hanno spinto i clienti a sottoscrivere contratti e non pagare nulla durante i primi cinque anni per degli immobili, costruiti dal nulla, che già nascevano con un basso valore e che, al momento di funzionare come garanzia per la solvibilità, si sarebbero deprezzati ”.
Lo spaventoso bilancio si arricchisce però di dettagli interessanti quando si guarda dove il denaro è stato riallocato. Gli investimenti hanno rimpinguato aree del pianeta già molto dinamiche, come Amsterdam (+248,3%) o Shangai (+150 %). In alcuni casi, come la Grande Mela, si è trattato di un aumento di investimenti interni, mentre in altri, come la City londinese, si è registrato un incremento dei flussi provenienti dall’estero (+40). “La finanza tenta sempre di cannibalizzare tutto ciò che può. Le grandi compagnie comprano interi settori manifatturieri, edifici o pezzi di territorio: si pensi che i ricchi del Qatar posseggono più zone di Londra della Regina d’Inghilterra – ironizza la sociologa –. “Sottratti spazi alla normale vita cittadina, la densità abitativa è quindi aumentata, portando con sé tutti i problemi legati alla compressione fra persone con esigenze diverse. La domanda dei cittadini quindi sorge spontanea: chi siamo, che ruolo abbiamo noi in questo tempo? Possiamo ritagliarci uno spazio in cui essere determinanti?”
E’ qui che Saskia Sassen si dice interessata da quanto sta accadendo in Grecia: “Mi piace molto l’approccio di alcuni movimenti politici in Europa, come Podemos o, ancor meglio, Syriza: per loro tutte le componenti sociali del paese contano. Quella di Tsipras e dei suoi è una logica redistributiva del reddito, di ‘pulizia fiscale e finanziaria’, che naturalmente si oppone alla fiducia cieca nel servilismo delle Big Companies e all’aspettativa pura di un rendimento, a scapito del terreno bruciato che lascia alle spalle”.
Il confronto sarà lungo ma di una cosa si può esser certi, secondo la professoressa Sassen: “Non c’è modo che la Grecia, o qualsiasi altro paese sia in grado di accendere i riflettori sulle battaglie per l’uguaglianza sociale, diventi un Invisibile”.