L’Europa della cultura. La lezione inaugurale di Claudio Magris

Tv: Rai; 'Che Tempo che Fa'

di Maria Teresa Giannini (Master in giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino)

Esiste una vera identità culturale europea? Da dove partire per ricostruirla, in questi tempi di sfiducia?

Davanti al pubblico che siede numeroso nella sala del Teatro Regio per la lezione inaugurale di Biennale Democrazia, il direttore del quotidiano La Stampa Mario Calabresi pone la prima domanda allo scrittore Claudio Magris: “L’Europa a cui anelavano i padri costituenti e che anche noi vorremmo è laica, aperta, ma anche capace di difendere alcuni valori. Quali, secondo lei?”.

Magris inizia quindi la propria lezione inaugurale auspicando la creazione di un super-Stato europeo, pur nella consapevolezza di non riuscire a vederlo realizzato a breve termine. “Steiner sostiene che l’identità europea si possa definire in base ad alcune categorie, ma a ben vedere essa esisteva pure mentre i singoli Stati si massacravano, senza capire di trovarsi alla vigilia di una delle più grandi carneficine di tutti i tempi: la Guerra Mondiale”. 

Come è potuto accadere? Questo smentisce forse che sia una cultura comune a legare più soggetti sotto il grande ombrello d’Europa?

Il “rischio arcadico” 

Una prima risposta può arrivare dal costante svilimento della “cultura”, quale capacità critica e autocritica di esercitare in ogni contesto, a favore di un’identificazione del sapere e del pensiero con i suoi ambiti specifici. “Avverto un forte rischio arcadico”, dirà poi Magris, riferendosi al pericolo di frammentare la cultura, riducendola a mera forma e svuotandola di contenuto universalistico.

L’individuo al centro

La civiltà europea, a differenza delle altre grandi da cui ha attinto, ha messo l’accento sull’individuo: qui nacquero la “polis”, l’ umanesimo, il liberismo e il socialismo. Certo, l’Europa ha le sue enormi colpe – si pensi alla tratta dei neri o ad Auschwitz – ma grazie al suo stesso spirito fondante verrà istituito il tribunale che giudicherà quei crimini.

Il singolo come parte del tutto

Un altro aspetto che rende europei gli italiani quanto gli olandesi, i tedeschi quanto i greci, è la comune visione dell’uomo come “zòon politicòn”, individuo parte integrante della società, diversamente dal concetto di “cowboy” americano. “La mia mente va spesso a quel torrefattore triestino – ricorda lo scrittore – che si diceva contento di pagare le tasse perché, nel suo egoismo, desiderava godersi i servizi con cui lo Stato lo ripagava di una vita di lavoro”. L’intreccio magico fra welfare state e “capitalismo renano”, basato sulla produzione e sull’economia reale a tutti i suoi livelli, si confronta ogni giorno con quello anglosassone, al momento egemone ma assai dannoso se lasciato unica fonte di reddito.

Unità nella diversità

L’idea che le differenze siano una ricchezza e la volontà di salvaguardare le identità (parola che dovrebbe sempre essere declinata al plurale) sono le fondamenta che reggono l’intero impianto europeo. “Nel 1618 Cesare Ripa scriveva che ‘l’Europa ha l’aspetto di una donna con un vestito da tanti colori perché c’è più varietà che in altre parti del mondo’”, spiega Magris. “Ma, senza tornare così indietro nel tempo, potremmo citare Habermas, che già negli anni Settanta ha sostenuto quanto sia pericoloso ideologizzare la diversità, o Todorov, per il quale, mai come oggi, sia opportuno mettere insieme l’universalismo etico e la salvaguardia delle differenze”.

La nazione: punto di partenza e mai d’arrivo

La nazione è una premessa che può realizzare un valore ma non è un principio in sé. “Purtroppo, però, quello dell’Europa come unione politica – ammette lo scrittore – è un percorso molto lungo e difficile perché fondato sulla pace, e notoriamente solo la guerra porta a sconvolgimenti rapidi”.

L’afflato del Manifesto di Ventotene, che aveva accompagnato la nascita dell’Unione e i suoi primi anni di vita, sembra essersi sospeso, schiacciato da un’elefantiasi burocratica, tutta prassi e niente ideali. “Personalmente, non sono d’accordo con chi sostiene che l’Europa sia morta, perché l’opposto di “bellum” non è “imbelle”. Dobbiamo combattere una battaglia per l’estensione della partecipazione e per un’effettiva apertura mentale e fisica con le armi dei valori laici. Dovremmo, inoltre, far comprendere finalmente che gli immigrati non sono solo una questione che riguarda Lampedusa, ma meritano una gestione allargata e solidale, visto che le conseguenze di una mancata compattezza europea si diffondono presto dai paesi rivieraschi agli altri”.

Uno spunto, la questione dei migranti, che Mario Calabresi coglie per rivolgere a Magris le due domande conclusive sull’aquis comunitaire (l’insieme dei criteri che ogni paese deve rispettare per candidarsi all’ingresso nell’UE) e sull’atteggiamento scostante di alcuni paesi nei confronti di una maggiore integrazione.

Mi sembra che ci sia stata una smania di inclusione quando i tempi non erano ancora maturi. Si pensi alla Turchia, paese tanto corteggiato dall’Europa più per motivi geopolitici che identitari. Molti paesi come la Norvegia, inoltre, – ha concluso Magris – preferiscono storicamente non accostarsi più di tanto al progetto europeo, il che è un loro diritto economico ma è senz’altro anche un peccato originale politico”.

PRENOTAZIONI UNIVERSITARIE
L'Università di Torino, in collaborazione con Biennale Democrazia, ha stipulato un accordo per consentire la partecipazione alla quarta edizione, istituendo per gli studenti dei propri corsi di studio dei percorsi riservati.
IL TEMA 2015
Il tema della quarta edizione di Biennale Democrazia – che si svolgerà a Torino dal 25 al 29 marzo 2015 - é Passaggi. Passaggi che possono fungere da collegamento fra due luoghi separati da un confine, un muro o una barriera - fisica, mentale o virtuale - ma che possono anche designare delle svolte, delle soglie al di là delle quali il mondo e la percezione che ne abbiamo muta, come accade per le fasi della vita degli individui o per le epoche storiche.
GIOVANI E SCUOLE
Anche quest'anno, Biennale Democrazia offre agli studenti del triennio delle scuole superiori la possibilità di partecipare agli incontri della manifestazione. E' possibile fare richiesta di prenotazione dal 9 marzo alle ore 12 del 16 marzo, inviando una mail al seguente indirizzo scuole.bd@comune.torino.it, indicando: il titolo degli incontri desiderati, la classe, l'istituto, i recapiti telefonici e e-mail dell'insegnante, totale dei partecipanti.
ARCHIVIO MULTIMEDIALE
Oltre 200 ore di grandi lezioni, dialoghi, letture di classici e dibattiti che hanno avuto luogo nelle scorse edizioni di Biennale Democrazia sono adesso disponibili online.