La Costituzione e il mancato comma sulla “disobbedienza”. A lezione di rinascita civile dal prof. Viroli
di Gianluca Palma (Master in giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino)
Tornare ai principi fondanti della nostra Repubblica rispettando e valorizzando la nostra “sacrosanta” Costituzione, non cancellandola come sta facendo il governo. Non ne ha dubbi Maurizio Viroli, storico ed esperto di filosofia della politica, professore emerito all’Università di Princeton negli Usa.
Ieri alle 18.30, al Teatro Gobetti di via Rossini, si è tenuta la sua lezione su “rinascita morale e rinascita civile” della società contemporanea, introdotta da Gabriele Magrin, all’interno degli incontri di Biennale Democrazia. Un intervento di un’ora e mezza sulle “drammatiche” condizioni in cui versa il nostro Paese, in preda al degrado morale e sociale, oltre che politico ed economico.
“Non possiamo prescindere dal nostro passato – ha sottolineato Viroli -. La storia d’Italia l’hanno fatta grandi uomini di un tempo, come Bobbio, Calamandrei e i Padri Costituenti e potrei fare un lungo elenco”.
Proprio a proposito dell’Assemblea Costituente, ha raccontato un interessante aneddoto: “Durante quel lavoro, si discusse se introdurre il secondo comma dell’art. 52, che prevedeva il dovere, oltre che il diritto, dei cittadini di ribellarsi di fronte a palesi violazioni dei diritti fondamentali. Dissentire di fronte alla tracotanza dei pubblici poteri. Ma alla fine non fu approvato per timore di innescare la disobbedienza civile. Per me quella non è disobbedienza, ma fierezza civile”.
Un discorso a 360 gradi, quello del professore, che ha ricordato anche le parole di Machiavelli, secondo cui ogni possibile rinascita in una società, può avvenire per tre motivi: in seguito a una catastrofe, grazie a una buona legge o tramite un leader serio e interessato al bene comune.
“Attualmente in Italia non esiste nessuna di queste tre condizioni. Anzi, al posto delle buone leggi assistiamo alla scomparsa della nostra Costituzione. Questa classe politica sta interpretando in maniera distorta l’art.138 che consente piccole revisioni della Carta, ma qui stanno cambiando più di 40 articoli, è una vergogna!”.
Un altro attacco il professore l’ha rivolto all’intera classe dirigente, ricordando l’art. 67 della Costituzione: “Ogni rappresentante istituzionale e politico non è li per rappresentare il suo partito o solo chi l’ha votato, ma l’intera nazione”.
Quando dal pubblico gli hanno chiesto, quindi, come far rinascere davvero il nostro Paese, ha risposto: “Dobbiamo ripartire dalle scuole, dall’educazione, ascoltando chi ha qualcosa da insegnarci. Bisogna ripartire dalle regole basilari del vivere civile e dei valori che caratterizzano la nostra identità di patria repubblicana”. E indicando un ragazzo seduto in platea ha conlcuso: “Stasera è presente tra noi Nicola Mandiroli, rappresentante trentenne dell’Associazone Etica, che sta coinvolgendo diciottomila studenti delle scuole del Piemonte nel progetto Diderot, insegnando l’educazione civica. Sono anche questi gli esempi da valorizzare”.