I Beatles maestri di economia. Federico Rampini presenta il suo libro “All you need is love”

rampinidi Gianluca Palma (Master in giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino)

“Taxman”, “l’esattore delle tasse” o “Here comes the sun”, “sta arrivando la ripresa, te lo dico io, andrà tutto bene”, composti entrambi da George Harrison nella seconda metà degli anni Sessanta. Ma anche “When I’m 64”, “quando avrò sessantaquattro anni ti occuperai ancora di me”, cantata da Paul McCartney, che parla dell’impatto dell’invecchiamento generazionale sulle pensioni.

E’ così che i Beatles, la prima vera “start-up” musicale, “diventano” maestri di economia. Un’idea che definire geniale è poco e Federico Rampini, giornalista di punta di Repubblica, è riuscito a concretizzarla nel libro “All you need is Love  – L’economia spiegata con le canzoni dei Beatles”, che ha presentato ieri pomeriggio davanti a una nutrita platea al Circolo dei Lettori. 

“Non si può prescindere dalla conoscenza dell’economia – ha affermato -. Una ricerca Ocse ha dimostrato che l’Italia è tra i Paesi più ignoranti in economia, soprattutto tra i giovani c’è un elevato analfabetismo economico. E non capire l’economia comporta inevitabilmente scelte sbagliate, perché sceglierà sempre qualcun altro per noi”.

Da profondo conoscitore anche della materia “beatlesiana”, Rampini non ha risparmiato citazioni e aneddoti sulla storia dei “Favolosi 4” di Liverpool. All’inizio dell’incontro, vedendo i posti “riservati” in prima fila ha ricordato una battuta di John Lennon durante il concerto alla Royal Albert Hall di Londra: “Rivolgendosi alle persone che assistevano allo spettacolo dai loggioni in alto – ha raccontato Rampini – più economici rispetto alla platea, disse  ‘voi lassù potete applaudire, tutti gli altri facciano tintinnare i loro gioielli’, una stoccata neanche troppo velata alle autorità reali lì presenti, verso le quali nessuno dei quattro nutriva molta simpatia”.

Ed è stato questo il “La” con cui Rampini è partito collegando alcune delle loro canzoni con una materia tanto spinosa e complessa.

“Tutti e quattro erano figli dei sobborghi della Liverpool povera e operaia, erano favorevoli al libero mercato, ma contrari alle forti diseguaglianze. ‘Help!’, con  tanto di punto esclamativo, ne è la dimostrazione, una richiesta di aiuto allo Stato per sconfiggere la povertà, con forme di reddito minimo”. 

Nella loro genialità e anticipando i tempi “i Beatles, hanno parlato anche del tema della globalizzazione in ‘Across the Universe’, suonata tra l’altro con il sitar, strumento insolito per quei tempi, che lo stesso Harrison apprese da Ravi Shankar, durante un pellegrinaggio in India. Nuove culture, nuovi mondi, appunto”.

E per rimanere in tema di culture e integrazione, “C’è anche Get Back, pezzo di satira sulle politiche xenofobe di Enoch Powell, leader dell’estrema destra nazionalista che si scagliava contro i pakistani, ‘get beck to where you once belong’, tornate dove eravate prima, qui non vi vogliamo”. “E già, come vedete tutte canzoni molto attuali”, ha chiosato Rampini.

Dunque, componimenti che hanno scritto “contemporaneamente” la storia della musica e dell’economia. Si ma perché intitolare un libro che parla pur sempre di tassi di crescita e percentuali, con il titolo di “All you need is love”, una delle canzoni sull’amore e sulla pace, più belle di tutti i tempi? “Molti tecnocrati, o meglio, molti ‘Nowhere men’, per usare un altro celebre componimento beatlesiano, basano le loro teorie e politiche esclusivamente sul Pil, dentro al quale ci sono anche le armi e molti beni dannosi per la salute. Invece altri economisti si basano sullo Human Developement Index, che considera la qualità della vita, la qualità dell’istruzione e della salute, tutto ciò che riguarda da vicino gli individui”. 

Ed ecco la risposta: “Recentemente – ha concluso – ho chiesto ad Amartya Sen, premio nobel per l’economia nel 1998, docente di Harvard, tra i più impegnati nella lotta alle disuguaglianze, perché si continua a usare un indicatore come il Pil che non rispecchia la realtà. Lui mi ha risposto che un cambio così radicale comporterebbe includere veramente i cittadini nella vita democratica”. 

Così l’auspicio si Federico Rampini: “La strofa iniziale di ‘All you need is love’ recita ‘There’s nothing you can do that can’t be done’, ‘niente che tu puoi fare, non può essere fatto. Tutto è possibile, basta volerlo’”. 

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Il tema della quarta edizione di Biennale Democrazia – che si svolgerà a Torino dal 25 al 29 marzo 2015 - é Passaggi. Passaggi che possono fungere da collegamento fra due luoghi separati da un confine, un muro o una barriera - fisica, mentale o virtuale - ma che possono anche designare delle svolte, delle soglie al di là delle quali il mondo e la percezione che ne abbiamo muta, come accade per le fasi della vita degli individui o per le epoche storiche.
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