L’educazione sentimentale del maschio
di Monica Merola (Master in giornalismo “Giorgio Bocca” Torino)
“Non c’è più fame di emozioni: la vera emergenza sociale è la solitudine”. Pietrangelo Buttafuoco, firma del Foglio e del Fatto Quotidiano, parla così dell’educazione sentimentale del maschio, nodo centrale del dibattito presentato domenica pomeriggio dallo scrittore Massimo Gramellini al Teatro Regio. Ad accompagnarli lo psicologo e docente Umberto Galimberti, e l’autore di “Essere Maschi” Stefano Ciccone. Quattro uomini che hanno raccontato ad una platea – a tratti molto divertita dalle parole di Buttafuoco, che con verve ha consegnato le sue riflessioni al pubblico – le difficoltà dell’educazione sentimentale maschile. Presente nelle loro parole, anche se assente sul palco, la figura femminile, attrraverso riti, aneddoti e racconti. Dalla descrizione delle “minne siciliane” di Sant’Agata (dolci a forma di seno la cui estremità ricorda un capezzolo femminile) fatta da Buttafuoco, all’infanzia di Gramellini, orfano di madre, che ha condiviso la sua storia privata di dolore e ricerca emotiva nel romanzo “Fai bei sogni”. E questo fino ad arrivare alle riflessioni di Galimberti e Ciccone, diversi anagraficamente ma accomunati da una sensibilità nel ragionare su come i giovani maschi vivono i sentimenti nella società contemporanea. Secondo Galimberti l’unico luogo che può insegnare i sentimenti, “che non nascono con noi ma si imparano”, è la letteratura. Così ha cominciato, “per educare la mente. Purtroppo oggi non si legge più, i ragazzi non leggono. Nei libri si impara cos’è davvero l’amore e il dolore”. E quando Gramellini gli domanda dell’ultimo libro d’amore letto, il professore non esita sulla letteratura americana, rispondendo “L’animale morente”, di Philip Roth. L’educazione ai sentimenti è, per Gramellini, “una delle grandi carenze del nostro tempo, e spesso ne parliamo quando si tratta del tema drammatico del femminicidio”. Lo scrittore sottolinea infatti l’idea atavica di alcuni, che vivono la donna come una proprietà. Ma alle spalle di questo concetto obsoleto vi è per lui “l’incapacità per l’uomo di reggere qualunque distacco e qualunque rottura”. La storia però è fatta anche di eccezioni, come una vicenda raccontata anni fa dal giornalista Gabriele Romagnoli, e che ripresa durante l’incontro commuove tutti e quattro i relatori: una coppia di anziani torinesi che dopo aver cenato romanticamente insieme decisero di lasciarsi morire, gettandosi nel Po mano nella mano. Per Galimberti il paragone con la coppia di anziani morta a Torino questa settimana, a causa di un incendio divampato in casa, è inevitabile: l’uomo si è lasciato morire, infatti, appena ha compreso che la sua compagna di tutta una vita non ce l’aveva fatta. Sentimenti quindi senza luoghi comuni, con donne in grado di essere forti e uomini capaci di commuoversi. Ciccone sottolinea che “la vera educazione sentimentale, forse, è anche riuscire non cadere nei clichè. Nonostante sia difficile per gli uomini misurarsi con la forza, l’autonomia e l’autorevolezza delle donne”.